La storia

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Il progetto PINOCCHIO: storia di un viaggio di SEI anni

Nel 2017, Pinocchio ha viaggiato per un anno, dalla Bielorussia ai territori delle varie province del Lazio, dal Festival teatrale all'Internato di Begoml fino agli studi televisivi di Gold Tv, passando per tante Comunità e Territori, volti e persone... alla ricerca dell'inclusione “possibile”...

Un viaggio che si è snodato attraverso i racconti della gente comune, le testimonianze sulle esperienze di guerra, un caleidoscopio di bellezze naturali e archeologiche, le feste paesane… e di tanti luoghi altri dove si progettano e si sperimentano percorsi di inclusione sociale, culturale e lavorativa, a partire dalla specifica diversità di ciascuna persona coinvolta, non malgrado le proprie difficoltà, ma valorizzando le competenze e le capacità di ciascuno.

Immagine che contiene testo, menu, poster, Volantino Descrizione generata automaticamenteNel 2018, Pinocchio ha tentato di attraversare lo specchio, a significare un andare oltre, superare e sublimare tutte le paure dovute alla diversità di lingua, pensiero e condizione; a significare la necessità di superare l'osservazione fenomenologica della realtà, per sperimentare il gusto dell'incontro, lo scambio degli sguardi e l'ascolto delle storie, lasciandosi andare nella leggerezza del viaggio all'imprevisto e alla possibilità di cambiare rotta, lì dove l'interlocutore casualmente incontrato decida di mettersi a disposizione nella propria libertà di pensiero, movimento e azione.

Ecco che, allora, il passaggio attraverso lo specchio non è un breakdown (crollo), bensì un breakthrough (squarcio), a significare la differenza tra lo sprofondamento nella notte (il breakdown della follia) e il passaggio (breakthrough), l'esplorazione dell'ignoto in sé, per l'emersione finalmente rinnovata, la neogenesi. Non schiavitù e morte esistenziale, ma liberazione e movimento.

L’annualità progettuale coincideva con i 40 anni della Legge Basaglia, che ha decretato la chiusura dei Manicomi e la de-istituzionalizzazione: ecco che allora la favola di Cipollino di Gianni Rodari è emersa anche nell’annuale Festival teatrale in Bielorussia come metafora del Potere ottuso e discriminatorio e della lotta per la libertà e l’autodeterminazione di tutte le diversità.

 

 

Immagine che contiene testo, persona, vestiti, Viso umano Descrizione generata automaticamenteNel 2019, dopo tre anni di viaggio dall’Italia alla Bielorussia, alla ricerca dell’inclusione possibile, la riflessione dei soci lavoratori bielorussi con disabilità della Cooperativa Matrioska è stata quella di non essere ancora considerati dalla Società che li circonda come dei veri adulti responsabili. Si rileva spesso ancora una sorta di paternalismo da parte della gente, che, quando li nomina, con le migliori intenzioni e in buona fede, li definisce sempre “ragazzi”. Così come quando parla degli amici rimasti in Bielorussia, tanti coetanei che la Cooperativa Matrioska segue da anni, a livello di volontariato, con un progetto di case-famiglia e di inserimento lavorativo.

Immagine che contiene testo, schermata, Carattere Descrizione generata automaticamenteIn Bielorussia, così come in Italia, sono “eterni ragazzi”, talora così definiti in maniera pietistica, altre volte con una ingiustificata paura della contaminazione o del pericolo per la propria incolumità fisica, che potrebbe venire da loro.

La cosiddetta “sindrome di Peter Pan”, quella in cui si trovano molti adulti che non vogliono crescere, in questo caso è indotta da fuori. Si tratta di una condizione in cui la moderna Società relega tante persone con disagio sociale, disabilità psichica e/o intellettiva, disagio psichiatrico, povertà: si tratta di persone a cui si dà sempre del tu, anche se hanno 60 anni; si tratta di persone considerate inadeguate agli standard e alle performance richieste dalla Società attuale dei consumi; si tratta di persone considerate “sfigate” a livello intellettuale, perché troppo immerse nella poesia, nell’arte o nella musica. Sono i “ragazzi”, eternamente “ragazzi”, che si intrufolano nelle nostre vite ordinarie, ordinate, spesso senza meta, ma adeguate alle richieste della nostra Società.

L’ipotesi del percorso annuale 2020 era iniziata ponendo al centro una nuova favola arcaica da indagare nelle sue metafore e nei suoi archetipi: “La bella addormentata nel bosco”.

Si tratta di una celebre fiaba tradizionale europea, diffusa nelle sue varie versioni in tutto il Continente, elaborata in vari modi dalla pittura fino al celebre balletto di Čajkovskij nella Russia zarista della fine dell’800: La bella addormentata (in russo, Спящая красавица, Spjaščaja krasavica).

Da marzo 2020 e per tutto l’anno 2021, la metafora del “mondo sospeso” si è imposta all’attenzione del mondo con nuove declinazioni a causa dell’emergenza Covid-19 e del conseguente lockdown. L’ipotesi progettuale iniziale si è quindi arricchita di nuove riflessioni e nuovi spunti.

Confusi, spaventati, arrabbiati. A volte reattivi. La pandemia ci ha colto tutti di sorpresa, acuendo spesso vecchi problemi. E qualche volta attivando nuove risorse. Nessuno però è rimasto indifferente. Atleti, performer, insegnanti, caregiver, responsabili di strutture residenziali, operatori del 118, disabili e non, hanno cominciato a raccontare la propria vita al tempo dell’emergenza sanitaria. Istanze di liberazione da un bosco incantato, in uno strano dormiveglia, testimonianze dalle stanze chiuse. Ciò ha trovato come interfaccia le tante iniziative di associazioni, cooperative sociali, centri diurni e di riabilitazione, che non si sono lasciati prendere in contropiede e hanno reagito con una serie di buone pratiche, che probabilmente resteranno valide anche oltre la fine dell’emergenza Coronavirus.

Anche i giovani bielorussi della Cooperativa Matrioska sono rimasti chiusi in casa per circa due mesi durante il lockdown, comunicando con i mezzi tecnologici a disposizione.

Il risveglio della bella addormentata nel bosco non è coinciso con un ritorno alla vita precedente e nemmeno ad una rinascita, ma la vita è proseguita in uno strano dormiveglia – purtroppo caratterizzata anche dalla perdita di amici del gruppo storico a causa del Covid-19 – immobilizzando i giovani bielorussi della Cooperativa Matrioska sul palcoscenico, dove avevano “vissuto” per l’intero anno 2020. Allora, la videocamera era diventata l’unico legame con l’esterno per raccontare la stanza delle stanze, in cui impietriti attendevano la fine della pandemia.

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La stanza delle stanze

elaborazione del lutto con la condivisione

della propria stanza del lockdown con quella degli altri

Immobilizzati nella stanza oltre la fine del lockdown

in un’anoressia di videoimmagini

in una bulimia di parole inutili a cascata

 

Nel 2021, i giovani bielorussi della Cooperativa Matrioska hanno tentato inutilmente di uscire fuori dal Teatro San Gaspare, set cinematografico in cui accogliere ospiti, in una strana anoressia di immagini e di bulimia di parole inutili. L’elaborazione del lutto non è completamente avvenuta, anche per la concomitante chiusura di teatri e cinema e l’impossibilità di proporre momenti di incontro e scambio con il Territorio e la gente comune, se non con pochi ospiti, rispettando tutte le precauzioni normative imposte per la prevenzione della diffusione della pandemia, nonché con molta attività di incontro on-line.

Anche lo scambio dei racconti tra Italia e Bielorussia è avvenuto on-line, prima per il picco della pandemia a livello mondiale e, successivamente, a causa della difficile situazione politica interna, che ha portato prima a sanzioni della UE alla Bielorussia, poi al blocco dei voli di linea.

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Malgrado ciò, anche nel 2021 i giovani bielorussi della Cooperativa Matrioska sono riusciti a raccogliere anche le esperienze di giovani in Internato o nelle Case-famiglia che la Cooperativa sostiene.

Il progetto si è quindi evoluto nella ricerca di nuove modalità di rappresentazione filmica, in cui il prodotto audiovisivo diviene contaminazione di generi e di eterogenee modalità tecnologiche di ripresa e montaggio video.

La narrazione nei precedenti lungometraggi delle precedenti edizioni del progetto si è sempre avvalsa della sovrapposizione strutturale ed etimologica di immagini provenienti da mondi diversi e di contenuti spontanei intrecciati a quelli creati artificialmente in studio ovvero rappresentati sul palcoscenico teatrale.

Probabilmente, pur non avendolo preventivato in sede di progettazione iniziale, la nuova frontiera per l’internazionalizzazione del prodotto audiovisivo è proprio nella contaminazione – oltre che dei generi – dei mezzi di ripresa, dell’inquadratura non strutturata e proposta direttamente dai protagonisti del video, del montaggio in presa diretta con l’utilizzazione di messaggi scritti ed emoticons sovrapposti. In tal senso, il coinvolgimento delle giovani generazioni avviene in maniera maggiormente capillare e l’inserimento di video nati occasionalmente in un film-documentario di produzione classica propone riflessioni estetiche e cinematografiche impreviste e imponderabili.

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Anche per i progetti annuali 2020/2021, come nelle precedenti edizioni, era prevista l’organizzazione in Bielorussia di un Festival Teatrale dedicato agli Orfanotrofi, ai Centri Diurni, ai Centri Correzionali e ai Manicomi per bambini e adulti con disabilità psichiche e intellettive.

Già nel mese di Febbraio 2020 – e poi reiterati nel 2021, nelle occasioni di scambio di email e di partecipazione dello stesso Ambasciatore ad eventi on-line organizzati dal progetto - erano stati presi accordi con l’Ambasciatore italiano in Bielorussia per la VII aEdizione del Festival “Attraverso lo specchio”, da realizzare nuovamente presso l’Internato di Begoml, prima nell’autunno 2020 e poi nel corso del 2021.

Su una comune favola, tutti preparano per mesi una performance teatrale, che verrà poi presentata nel piccolo teatro dell’Internato di Begoml (il luogo da cui provengono i nostri giovani bielorussi della Cooperativa Matrioska), una vecchia palestra in disuso che la Cooperativa ha trasformato un po’ alla volta in uno spazio per la creatività e l’espressività.

A marzo 2021, è stata realizzata una versione parziale on-line del Festival Teatrale “Attraverso lo specchio” dedicata alla favola di “La bella addormentata nel bosco”, rivisitata alla luce del “mondo sospeso” imposto dall’emergenza Coronavirus, proprio nel periodo in cui era diventata molto grave in Bielorussia e negli Internati per bambini con disabilità.

Nelle passate edizioni, vi partecipavano almeno 10/12 Internati con circa 150 artisti. Oltre ai partecipanti al Festival, le tre giornate di festa coinvolgevano solitamente anche altri 100 bambini ospiti dell’Internato di Begoml. Per tre giorni tutti vivevano in una situazione di “libertà”, fuori dalle Istituzioni manicomiali, con tanto cibo e calore umano.

Anche il Festival Teatrale, uno dei momenti centrali del progetto, era l’occasione per raccontare e raccontarsi attraverso la metafora della favola in tanti modi diversi e con un modo meno traumatico per i nostri giovani bielorussi di “attraversare lo specchio” del proprio passato, per riemergere dalla memoria recuperata in maniera adulta.

Essendosi sommata e sovrapposta all’emergenza Covid-19, una complessa situazione politica, che rende difficoltoso organizzare trasferte e iniziative in Bielorussia, l’ipotesi progettuale si è evoluta nel 2020/2021 con una specifica animazione on-line rispetto a Case-famiglia e Internati e con una edizione del suddetto Festival a distanza, raccogliendo in tal modo racconti, emozioni ed elaborazioni dei minori e dei giovani con disabilità, che abitano in Bielorussia.

Quanto emerso in Bielorussia in occasione del Festival teatrale e degli incontri con gli ospiti degli Internati nelle giornate di trasferta, in passato è stato utilizzato in maniera importante nel documentario finale, apportando una “internazionalizzazione” diversa ed alternativa al prodotto audiovisivo, che ha stimolato il confronto e l’incontro anche successivamente alla conclusione del progetto annuale, nella diffusione e distribuzione presso realtà socio-culturali in Italia, Bielorussia e Moldavia, oltre che nell’animazione sui Social occidentali e russi.

 

 

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Dal confronto, dalla contaminazione e dalla sovrapposizione del passato e del presente, con il recupero di frammenti della propria esistenza, pur non avendo potuto girare direttamente con la videocamera, utilizzando i materiali video provenienti dalla Bielorussia e molti materiali di repertorio in possesso della Cooperativa Matrioska, anche questa volta è stato proposto dal progetto il consolidamento di un percorso di nuova inclusione sociale, culturale e lavorativa dei soci lavoratori bielorussi con disabilità della Cooperativa Matrioska.

Come sempre, la videocamera costituisce lo strumento di interazione principale con quanto e con chi si incontra in Italia e in Bielorussia, ma anche archivio e memoria.

La sala di posa e lo studio di montaggio - permanenti presso il Teatro San Gaspare di Roma - costituiscono il momento finale di deflagrazione e di catarsi del confronto con la relazione di genere e il rispetto delle diversità.

Sono stati realizzati nel percorso progettuale pluriannuale videoracconti, spot musicali e soprattutto film-documentari, con l’obiettivo di ri-portare al centro la Persona umana che vive una esperienza di disabilità.

Il prodotto audiovisivo ipotizzato e realizzato è un viaggio all'interno della condizione umana, sociale e culturale di persone, che stanno cercando di dare un nuovo senso ai propri sogni e ai propri progetti, non malgrado, ma a partire dalla propria specifica esperienza di disabilità, di disagio socio-culturale e di immigrazione.... valorizzata anche dal Sistema Cooperazione Sociale Integrata come opportunità di ri-mettersi in gioco con la vita e per cui il raccontare e il raccontarsi può essere una opportunità di riflessione, che può stimolare la voglia di ricominciare.

La SESTA edizione del progetto (anno 2022) - dopo le 5 precedenti annualità dal 2017 al 2021 – ha inteso consolidare i risultati raggiunti, in cui è stata costantemente proposta una riflessione “provocatoria” sulla reale inclusione sociale, culturale e lavorativa di persone con disabilità intellettiva o cognitiva, disagio psichiatrico e disagio sociale (legato anche alla provenienza etnica e pregresse situazioni di abbandono infantile), con l’ascolto delle nuove povertà del post-Covid, della fuga dalla guerra e del trauma di un perenne dormiveglia, che preclude il ritorno al tempo precedente.

È stato realizzato un film-documentario sul “mondo sospeso” evocato dalla favola “La bella addormentata nel bosco” (metafora già utilizzata nel 2020/2021 per la pandemia), che si è confusa con la favola “I musicanti di Brema”, con personaggi in fuga da un pericolo e che, attraverso la musica, camminano verso un futuro di speranza e fantasia.

Parallelamente e complementariamente, è proseguita la promozione e la disseminazione dei prodotti audiovisivi realizzati nelle precedenti edizioni del progetto.

Il progetto ha avuto inizio il giorno 1 Gennaio 2022 e si è concluso il 31 Dicembre 2022.

Nel particolare momento storico, sociale e politico caratterizzato dalla pandemia e dall’emergenza Ucraina, il percorso progettuale ha posto, al centro dell’animazione di Comunità ipotizzata, azioni interculturali che hanno coinvolto persone in fuga dall’Ucraina, persone bielorusse con disabilità in Italia e in Bielorussia, persone di altre etnie presenti sul Territorio di Roma Capitale, al fine di supportare soprattutto le persone più fragili (persone italiane e straniere con disabilità, innanzitutto con disabilità intellettivo-relazionali e/o disagio psichiatrico; persone italiane e straniere in temporanea situazione di difficoltà economica e/o di inserimento socio-culturale e/o vittime di discriminazione) nella narrazione del proprio vissuto personale, delle storie di vita e delle proprie emozioni.

L’elaborazione dei traumi vissuti è avvenuta attraverso specifici Laboratori espressivo-creativi svolti secondo modalità sperimentali di animazione interculturale, con la realizzazione di prodotti audiovisivi sotto forma di videoracconti e animazioni sul web, favorendo il protagonismo dei beneficiari finali.

Il percorso progettuale era stato avviato come occasione di ritorno alla vita ordinaria, dopo due anni di pandemia, prima rinchiusi nelle stanze del lockdown in attesa del bacio del vero amore del Principe Vaccino, poi con dolori e lutti vicini, fino alle riaperture in uno strano risveglio, simile più al dormiveglia di prima mattina, quando i fantasmi della notte e le prime luci dell’aurora si confondono e non lasciano spazio alla speranza e alla fantasia.

Il gruppo di base dei giovani videomakers bielorussi con disabilità della Cooperativa Matrioska ha vissuto tutto il 2020 e il 2021 rinchiuso in una “stanza delle stanze” sul palcoscenico del proprio Teatro San Gaspare, quasi immobilizzati dalla situazione contingente e dall’impossibilità di volare fino in Bielorussia, con poche uscite all’esterno e molte accoglienze di altre persone italiane e straniere nell’artificioso e artificiale mondo creato dentro una sala cinematografica, eletta a perenne set. In tal senso, era stata avviata una approfondita ricognizione del lavoro realizzato nelle 5 edizioni precedenti e della notevole quantità di materiali videofotografici archiviati e non ancora utilizzati, dagli incontri in Italia con persone di varie etnie e Comunità straniere o con personalità di riferimento in ambito sociale o culturale, alle varie performance teatrali durante l’annuale Festival promosso presso l’Internato di Begoml in Bielorussia, per finire alle riprese di momenti ludici, scambi in amicizia e cibo, visite di Case-famiglia, Internati e Manicomi in Bielorussia.

L’ipotesi progettuale era il recupero della memoria, il ripristino dell’ordinarietà delle abitudini quotidiane, la rimodulazione delle immagini video del passato, alla ricerca di una favola da inventare ex-novo, mescolando e contaminando contenuti e temi affrontati in cinque anni di viaggio.

Il lavoro avviato nei primi due mesi di attività all’improvviso è entrato in una nuova dimensione. L’elaborazione del lutto che si stava tentando si è resa ancora più necessaria con l’emergenza Ucraina. I giovani videomakers bielorussi con disabilità della Cooperativa Matrioska stanno vivendo ancora oggi un nuovo trauma con la guerra in Ucraina, sentendosi anche “nemici” involontari di un popolo, con cui hanno sempre condiviso ideali, percorsi spirituali e approfondimenti filosofici. Hanno amici ucraini anche a Roma, ma si sentono malvisti in quanto alleati del paese che ha invaso l’Ucraina.

A fronte di ciò, il progetto ha assunto una enorme rilevanza culturale e sociale ed ha supportato coloro che lo hanno realizzato in prima persona (i giovani della Cooperativa Matrioska), aiutandoli a superare la difficile situazione psicologica in cui involontariamente si sono venuti a trovare; è stato certamente utile alle persone ucraine in fuga dalla guerra come occasione di reciprocità con il “nemico” bielorusso e, attraverso un’animazione interculturale, ha contribuito alla verbalizzazione del vissuto e alla costruzione comune di orizzonti di Pace, soprattutto per i più giovani e i bambini.

Purtroppo, come nel 2020 e nel 2021, sono stati possibili solo pochi contatti diretti con la Bielorussia, a causa delle limitazioni imposte dal Covid-19, a cui si sono successivamente aggiunte le sanzioni economiche e il blocco dei voli aerei diretti contro la situazione politica, prima con le ultime elezioni presidenziali, poi con la guerra in Ucraina. Pertanto, non è stato possibile realizzare quel contatto diretto e fisico auspicato, anche insieme all’Ambasciatore italiano in Bielorussia – se non con un breve viaggio in Bielorussia nella seconda metà del mese di Novembre 2022.

Mancando il contatto corporeo, nella seconda parte del film, la voce della Bielorussia, quella dei villaggi e delle periferie urbane, delle Case-famiglie e dei ragazzi che faticano a sopravvivere è arrivata tramite i Social e ha impregnato la narrazione del docu-film, costringendo il gruppo della Cooperativa Matrioska a rimontare la prima parte del film, rimescolandola con la seconda parte, in cui il set teatrale occasionale creato nei mesi del lockdown si è consolidato nella difficoltà del risveglio, in uno strano dormiveglia in cui si nota una anoressia di immagini della videocamera (che non riesce più ad imprigionare le emozioni e a restituire una narrazione deflagrante e catartica), unitamente ad una bulimia di frammenti da WhatsApp, Facebook, YouTube e dai Social di lingua russa, che, mentre sembrano raccontare, fagocitano le esistenze e i percorsi dei più fragili, in una promessa di redenzione che non avviene.

La situazione è molto grave in Bielorussia negli Internati per bambini con disabilità e nella realtà dei villaggi rurali e delle periferie urbane, al contrario delle luci sfavillanti della Capitale. Per la prima volta, dopo cinque anni di percorso progettuale, Pinocchio (i giovani con disabilità della Cooperativa Matrioska) ha difficoltà ad “attraversare lo specchio” del proprio passato, per riemergere dalla memoria recuperata in maniera adulta, perché il presente non è ancora disponibile nella fruizione. Il prodotto finale si è avvalso delle seguenti tappe:

  1. Azioni di animazione di Comunità
    • missione in Bielorussia con riprese videofotografiche e raccolta testimonianze
    • accoglienza e ospitalità in Italia di giovane bielorusso con disabilità
    • spettacoli teatrali, in collaborazione con “Banca del Tempo” del Municipio VII Roma Capitale (su violenza sulle donne); Vladimir Olshansky; Comunità S. Egidio (serata di danza e musica per l’Ucraina)
    • Festa dei Popoli: Le persone straniere coinvolte nel progetto già da oltre un anno in Teatro, con i laboratori di ceramica, italiano, scrittura creativa, teatro e video… si sono trasformate per una sera in cuoche e cuochi, proponendo i loro piatti tipici. Erano presenti Bangladesh, India, Ucraina, Russia, Ecuador, Siria, Thailandia e Togo. Un “ristorante” che si è snodato attraverso tavoli colmi di cibi da un lato all’altro dell’Oratorio, mentre sul palco i giovani della Parrocchia si sono alternati nell’animazione canora ai balli ecuadoriani e alla Capoeira. E per finire fuochi d’artificio nel cielo dell’Appio-Tuscolano, lampi di speranza per scacciare via i rombi di guerra.
    • conferenza VI Giornata del Povero
    • partecipazione presentazione Dossier Statistico Immigrazione
  1. Azioni di animazione di Comunità on-line
    • pubblicazione di diari e videoracconti su Facebook, Odnoklassniki, Instagram, WhatsApp e YouTube con interazioni e condivisioni
    • incontri periodici on-line con partner in Bielorussia e video performance
  1. Laboratori espressivo-creativi e Set teatrali di ripresa video presso Teatro San Gaspare
    Team Cooperativa con partner di progetto: gruppi di discussione, elaborazioni scritte e sintesi in immagini fantasmatiche, disegni e allestimenti scenici con illuminotecnica.C:\Users\Utente\Desktop\Matrioska 2023\materiali grafici e video Pinocchio 2022\sito Pinocchio 2022\locandine\locandina easypop.jpg
    • Laboratorio espressivo-creativo-teatrale per bambini - da Gennaio a Dicembre 2022 - costituisce da diversi anni un appuntamento imprescindibile per lo sviluppo del progetto annuale. La perlustrazione del palcoscenico è avvenuta attraverso il viaggio del “Mago di Oz” (con spettacolo finale): in un tempo storico di pandemia e guerra, l’arcobaleno è a portata di mano, anzi di sguardo puro e semplice… come quello di un bambino.
    • Lettura del quotidiano “Avvenire”, che ha aderito gratuitamente al progetto per due volte a settimana
    • Corsi di italiano e ceramica
  1. Workshop sulle buone prassi nell’inclusione sociale, culturale e lavorativa
    Roma, Teatro San Gaspare, in diretta streaming, 29 Dicembre 2022
    Concerto musicale “Tutti in campo per la pace”, con diretta streaming e collegamenti dalla Bielorussia e dall’Italia, con anteprima fim-documentario finale; intervento Presidente CEI Card. S.E. Matteo Zuppi

LEGGO_20211224 pinocchio_page-0001Il percorso progettuale dal 2017 al 2022 ha avuto come principali finalità quello di affermare un modello di ecosistema di comunicazione sociale, che, a partire dalla ideazione e gestione di persone “fragili” inserite in cooperative sociali o altre forme di intrapresa sociale in rete, utilizzando tecniche e strumenti di animazione interculturale e mezzi di comunicazione di massa/nuove tecnologie (cinema, audiovisivo, televisione e Internet), proponga un'organizzazione della comunicazione a partire dal basso.

Il progetto – nel suo complesso - ha cercato di promuovere una nuova cultura della disabilità e della diversità, che non consideri la disabilità (e la differenza) solo come mancanza o privazione, ma piuttosto come condizione che spinge l’individuo a superare la limitazione e le barriere, sviluppando le proprie risorse, dando quindi pari opportunità di partecipazione a ciascuna persona umana.